Palmira (Tadmor, Repubblica Araba Siriana) ha conosciuto un periodo di straordinario sviluppo nella piena età imperiale romana, tra I e III sec. d.C.: "caravan city", città carovaniera - secondo la celebre definizione dello storico russo Rostovzev -, posta in un'oasi del deserto siriano a metà strada tra il Mediterraneo e l'Eufrate, deve prosperità e ricchezza alla sua posizione e alle vie commerciali che l'attraversavano.
Lo stato di conservazione della città romana ha, da sempre, impressionato i viaggiatori:
in Europa la pubblicazione del volume "The ruins of Palmyra" a cura di Robert Wood e di James Dawkins, nel 1753, ebbe ampia risonanza e suscitò un vasto interesse, in particolare per i bellissimi disegni eseguiti sul posto da un architetto italiano, Giovanni Battista Borra, che aveva accompagnato i due inglesi nella breve visita, di sole due settimane, effettuata nel 1751.
Ancora ai giorni nostri Palmira, inserita dal 1980 nella lista redatta dall'UNESCO dei siti "Patrimonio dell'Umanità", non cessa di affascinare i molti turisti - che oggi possono facilmente raggiungerla - con quella che appare, già
al primo colpo d'occhio, come una sterminata selva di colonne.
Una lunga e consolidata tradizione di ricerche e studi sulla città, ad opera degli studiosi siriani e delle missioni archeologiche straniere, offre un quadro articolato
di conoscenze sull'urbanistica, e in particolare sulla rete di vie monumentali, sui grandi complessi pubblici e sugli edifici religiosi, oltre che sui peculiari esiti architettonici di tali strutture.
Ben note sono anche le vaste e ricche aree sepolcrali che cingono il centro cittadino, caratterizzate da grandi tombe familiari di diverse tipologie, in cui erano posti i celeberrimi ritratti funerari dei 'signori' di Palmira e delle loro mogli: ancora numerosi a Palmira, sono inoltre diffusi ovunque, nei musei di tutto il mondo.
Molto meno nota è invece, finora, l'edilizia residenziale privata, ma la situazione di Palmira non risulta anomala, se inserita nel quadro più generale delle conoscenze sulle abitazioni urbane dell'età imperiale nell'Oriente Romano.
Nell'area della città antica restano ancora ampi settori da indagare: nuove ricerche sono indispensabili non solo per conseguire una piena conoscenza della
strutturazione e della destinazione funzionale di tutti i quartieri del sito, ma anche per definire la cronologia del progressivo sviluppo urbanistico di Palmira.
In questa prospettiva si inserisce il "progetto Palmira" dell'Università degli Studi di Milano,
avviato nel 2007 in collaborazione con la Direzione Generale delle Antichità e dei Musei di Damasco (DGAM), per l'esplorazione del quartiere sud-occidentale della città, rimasto fino ad oggi escluso da indagini di scavo sistematiche ed approfondite.
Si tratta di un quartiere centrale dell'antica città, le cui dimensioni massime sono di 547x281 m e con una superficie totale di circa 114.000 mq., compreso tra l'Agorà, le cosiddette Mura di Diocleziano, la Via Colonnata Trasversale e la Grande Via Colonnata.
L'apparente assenza, in quest'area, di resti di edifici monumentali per i quali sia ipotizzabile una funzione di carattere pubblico induce gli studiosi a supporre una sua prevalente, se non esclusiva, destinazione residenziale ma risulta evidentemente necessaria una verifica a tale ipotesi attraverso l'esecuzione di un'approfondita indagine archeologica.
Un altro importante obiettivo della Missione è l'applicazione, per il rilievo e lo scavo del sito, delle più moderne tecnologie informatiche.
PROGETTO SCIENTIFICO
Prof. Maria Teresa Grassi
Università degli Studi di Milano